Italia meridionale: Le placche tettoniche attive mettono a rischio la regione

Un team di ricerca internazionale pubblica le ultime mappe dei fondali marini Dal punto di vista tettonico, il Mediterraneo è molto attivo e deve affrontare la minaccia di disastri naturali, come dimostrano i recenti terremoti nell'Italia centrale. Negli ultimi anni, un team scientifico internazionale, con la collaborazione del GEOMAR Helmholtz Center for Ocean Research Kiel, ha esaminato a fondo i fondali marini a sud della Sicilia e della Calabria. Fin dalle prime civiltà, la vita delle popolazioni dell'Europa, del Vicino Oriente e del Nord Africa è stata strettamente legata al Mediterraneo, con catastrofi naturali come eruzioni vulcaniche, terremoti e tsunami che hanno ripetutamente sconvolto le culture e gli stati vicini. Ciò è dovuto al fatto che le placche tettoniche eurasiatica e africana si incontrano nel Mediterraneo. "Purtroppo, la situazione è molto complicata, ci sono molte zone diverse nella sub-regione" ha spiegato la geofisica del GEOMAR Prof Dr Heidrun Kopp in tedesco, aggiungendo che questo ha reso molto difficile l'analisi del rischio per alcune regioni. Per la ricerca (che ha comportato indagini approfondite sui fondali marini al largo delle coste siciliane e calabresi), ha collaborato con colleghi provenienti da Francia, Italia e Spagna, oltre che dall'Università di Kiel e dall'Università di Brema. I loro risultati sono stati pubblicati nell'edizione attuale della rivista scientifica internazionale Earth and Planetary Science Letters. La ricerca ha scoperto le prove di un confine di placca attivo nella regione. "I disastri naturali storici testimoniano l'attività di quest'area, ma finora le sue cause non erano ben note. Ora stiamo iniziando a comprenderle meglio", ha dichiarato il Prof. Kopp. I risultati si basano su sei spedizioni condotte dal 2010 (di cui tre con la nave da ricerca tedesca METEOR). Durante queste uscite, i team hanno utilizzato le più recenti tecnologie per mappare il fondale marino. Inoltre, hanno utilizzato anche metodi sismici per indagare l'interno del fondale marino e raccogliere informazioni sulla sua composizione, fino a 30 chilometri di profondità. "Siamo già a conoscenza degli strati sedimentari presenti nella regione, tipici di quando una placca tettonica scivola sotto un'altra. Tuttavia, finora ci siamo chiesti se si tratta di strutture antiche o se queste zone di subduzione sono ancora attive", ha spiegato Kopp. Le nuove indagini mostrano che le placche si stanno ancora muovendo, anche se lentamente. Pertanto, è possibile che le tensioni si stiano ancora accumulando all'interno della Terra. La regione che gli scienziati stanno studiando è di grande interesse perché in passato è stata ripetutamente colpita da terremoti e tsunami devastanti. Ad esempio, nel 1908, un terremoto nella zona del mare di Messina provocò un conseguente tsunami che causò la perdita di 72.000 vite umane. "Naturalmente, anche con le nuove scoperte, non possiamo prevedere se e quando un grave terremoto colpirà. Tuttavia, più conosciamo il fondale marino e la sua struttura, meglio possiamo prevedere dove si verificheranno i rischi naturali. Di conseguenza, i rischi e le devastazioni possono essere mitigati con misure di prevenzione e regolamenti migliori", ha dichiarato Kopp. Il link allo studio